ARIEL TOAFF

 LE PASQUE DI SANGUE E LE VITTIME SACRIFICALI VENETE E VICENTINE.

Il libro “Pasque di sangue” di Ariel Toaff, dopo che è stato ritirato dall’autore stesso,  è introvabile in libreria. Molti studiosi sono disposti a pagare qualunque cifra pur di averne una copia. Le prime tremila copie stampate da “Il Mulino” sono andate a ruba nel giro di pochi giorni. L’autore, come noto, ha chiesto all’editore, dall’università israeliana dove insegna, la Bar-Ilan di Tel Aviv, di sospendere la distribuzione  del volume, e il Mulino non ha potuto far altro che adeguarsi.  Ormai la tiratura è esaurita, e la ristampa che si stava preparando è bloccata. Il libro non uscirà neppure ad arrivare nelle biblioteche pubbliche; resterà un fantasma, ricercatissimo, un libro clandestino da leggere in fotocopia. “Siamo sommersi dalle richieste ma il libro non è disponile – dice la libreria Galla. Il libro non è disponibile nemmeno alle comunità ebraiche, che al di là delle polemiche lo vorrebbero per motivi di studio e documentazione. Il Mulino è una casa editrice particolare, che pubblica saggistica di taglio non esclusivamente accademico ma comunque alto che appartiene a un vasto gruppo di intellettuali (l’associazione del Mulino, appunto) e che ha logiche diverse dagli editori commerciali. Le sue tirature non sono da bestseller. Questa volta, complice lo scandalo lo sarebbero certamente diventate, nell’ordine almeno di qualche decina di migliaia di copie. Su “Pasque di sangue” cala il sipario, forse per sempre. La reazione del mondo ebraico contro lo studio sui processi medievali per infanticidi rituali (la conclusione di Toaff è che in pochissimi casi potrebbe esserci del vero nelle accuse rivolte agli ebrei imputati), la condanna dei rabbini e di moltissimi storici non solo italiani, ma soprattutto la situazione di estrema difficoltà in cui è venuta a trovarsi l’università – che avrebbe perso milioni  di dollari in finanziamenti da enti americani – rendono improbabile  una riscrittura anche parziale del libro, e una nuova pubblicazione. Se a questo aggiungiamo, come filtra da Israele, che lo storico avrebbe ricevuto minacce di morte, pare davvero improbabile che se ne possa parlare per un prossimo futuro. Una rarità assoluta prende così congedo dai lettori, e lo fa dall’alto della classifica dei più venduti. In un mondo dove, al contrario, tutte le peggiori farneticazioni antisemite sono ampiamente disponibili in libreria, è un risultato piuttosto sconcertante. Nonostante il ritiro del libro il rabbino capo di Roma Riccardo Di Segni ha detto che “il danno resta”. Di Segni ritiene che Toaff “abbia fatto bene a fermare la distribuzione del libro e chiedere scusa” e che le dichiarazioni autocritiche dello storico sia “un primo passo, importante per ridimensionare quello che è successo”. Secondo Di Segni, però, l’incidente causato dal libro non si può facilmente archiviare: “E’ un libro comunque che avrà lo stesso un effetto, perché continuerà a circolare e sarà un punto di riferimento”. La tesi fondamentale del libro e cioè l’”accusa del sangue” (piccoli gruppi di ebrei ashkenaziti fra il XII e XV secolo avrebbero commesso realmente omicidi rituali) è stata a lungo una bandiera dell’antisemitismo più feroce (come vediamo nel caso del beato Lorenzino Sossio di Bassano che ha scatenato nel 1485 nel Vicentino una  vera e propria caccia all’ebreo): molti ebrei innocenti sono stati uccisi sulla base di tale diceria. Comunque al di là del fatto che gli omicidi rituali siano veri o pretesti per massacrare gli ebrei il ritiro del libro segna una grave sconfitta della ricerca scientifica e tocca direttamente l’autonomia delle istituzioni culturali. Al di là che le tesi del libro siano vere o false il libro è e rimane un documento storico che non doveva subire nessuna censura dal parte delle lobby ebraiche americane.

Sul problema dei sacrifici rituali avvenuti nel Veneto ha scritto lo studioso e storico prof. Antonio Francesco Celotto, autore di molti libri sul territorio Bassanese,  che per 18 anni è stato preside dell’istituto professionale per l’agricoltura e l’ambiente“A. Parolini”.  

Prof. Celottto, anche nel Veneto molti ebrei furono condannati a morte con l’accusa di aver rapito bambini cristiani per farne vittime sacrificali per la Pasqua ebraica. Lei ha scritto che nel Vicentino abbiamo il caso del martire Lorenzino Sossio che sarebbe stato rapito dagli ebrei e trasformato in vittima sacrificale, martire che sarebbe stato beatificato da  Pio IX.

“Gli atteggiamenti, gli atti di Pio IX nei riguardi degli ebrei continueranno a suscitare reazioni contrastanti. La beatificazione di una persona può essere formale o equipollente. La formale è quella che segue la procedura ordinaria e regolare, che si conclude con solenne proclamazione. Per chi avesse goduto di culto, ancor prima che la chiesa lo avesse proclamato beato, si procede alla beatificazione equipollente che comporta gli stessi onori di culto di quello formale. Tra i numerosi personaggi che godono del titolo di beato equipollente anche nel Veneto, vi sono il beato Lorenzino Sossio di Valrovina di Bassano ed il beato Sebastiano Novello di Portobuffolè. Nel Veneto, in quegli anni – siamo nel 1475 – correva il racconto raccapricciante sulla morte di  Simone di Trento, un bambino di 20 mesi che, rapito dagli ebrei, sarebbe stato trasformato in “vittima sacrificale” per la celebrazione della Pasqua ebraica. Con il suo sangue, gli  ebrei avrebbe confezionato, secondo un’accusa calunniosa, i pani azzimi. Per quella falsa accusa, il tribunale del vescovo principe Giovanni Hinderbach, strappate le confessioni con torture, condannava 14 ebrei alla pena capitale, per gli altri imputati, dopo la confisca dei beni, fu comminato il bando dal principato.

Dopo il caso di persecuzione degli ebrei di Trento cosa avvenne a Portobuffolé nel   Trevigiano?

Cinque anni dopo, nel 1480, a Portobuffolé, la morte casuale del fanciullo settenne Sebastiano Novello, fu un’occasione per attribuirne la causa agli ebrei. I presunti carnefici Servadio, Giacobbo di Colonia e Mosé, processati, torturati, furono condannati e bruciati vivi “esemplarmente” il 4 luglio 1480 in piazza San Marco a Venezia, “esemplarmente” tutti i beni della comunità ebraica di Portobuffolé furono confiscati, “esemplarmente” con quei fondi, fu istituito il Monte di Pietà e la sinagoga trasformata nell’attuale duomo. 

 Cinque anni dopo la persecuzione contro gli ebrei si trasferì nel Vicentino

Nel 1485, anche il Vicentino, il Bassanese, ebbe il suo   “martire” nel cinquenne Lorenzino Sossio. In questo caso, per fortuna, i presunti carnefici sfuggirono alla giustizia, ma l’indignazione popolare, abilmente sfruttata dalle istituzioni sia religiose che laiche, contribuì ad alimentare profondi sentimenti antiebraici che sfociarono nella cacciata degli ebrei e, naturalmente, nella confisca dei loro beni. I  due fanciulloni, Lorenzo da Valrovina e Sebastiano Novello da Portbuffolé, furono proclamati beati per equipollenza da papa Pio IX, con la concessione di tutti i privilegi liturgici connessi  a tale titolo, con commemorazione liturgica annuale, con messa ed ufficio in cui si ribadiva il calunnioso racconto dei “perfidi giudei”. Solo verso la fine del XX secolo, nel clima di revisione storica in atto in tutti i livelli, fu tolto loro il titolo di Beato che la Chiesa aveva loro riconosciuto e che attraverso gli anni aveva dato origine a molteplici manifestazioni religiose e folcloristiche”.

Gianni  Giolo

A. TOAF, Pasque di sangue, Il Mulino, euro 27.00