ARTHUR SCHOPENHAUER

L’ARTE DI VIVERE.

“Basta solo invecchiare bene e tutto torna”, dice Arthur Schopenhauer. Per aiutare l’umanità ad affrontare l’età più difficile della vita il filosofo del pessimismo che scrisse il trattato “Il mondo come volontà e rappresentazione” cominciò a scrivere “Senilità” all’età di 64 anni. Una serie di riflessioni e appunti che oggi sono stati raccolti dal vicentino  Franco Volpi che insegna filosofia all’università di Padova e pubblicati da Adelphi con il titolo suggestivo “L’arte di invecchiare” (traduzione di Giovanni Gurisatti). Uno di questi pensieri: “Una vita felice è impossibile. Il massimo cui si può arrivare è una vita eroica”. Un altro: “Tutti vogliono vivere ma nessuno sa perché”. Un altro: “Per quanto vecchi si diventi dentro di sé ci si sente comunque in tutto e per tutto gli stessi di un tempo, quando si era giovani, anzi bambini”.  Riflessioni come queste in un mondo nevrotico e senza valori come il nostro può diventare un best seller e vendere milioni di copie. Del resto Franco Volpi è abituato ai grandi successi. “L’arte di ottenere ragione” ha venduto 320 mila copie, “L’arte di essere felici” 220 mila, “L’arte di farsi rispettare”, 130 mila, “L’arte di insultare le donne”, 108 mila, “L’arte di conoscere se stessi”, 50 mila copie. Schopenhauer in libreria vende più di Baricco. I quindici titoli pubblicati dalla Adelphi hanno reso complessivamente più di un milione di copie. Il merito di aver avvicinato il filosofo al grande pubblico è del nostro Franco Volpi. “La casa editrice Adelphi – ha detto Volpi  – aveva intrapreso la pubblicazione delle opere complete di Schopenhauer, come già aveva fatto con Nietzsche. Opere destinate agli studiosi. Mi chiedevo come valorizzare la vena di fine scrittore e vivace polemista del filosofo tedesco. L’idea mi venne compulsando i suoi inediti nell’archivio di Francoforte, vari trattati per uso personale, regole di vita, distillati di saggezza”. Il primo trattatello inedito che attirò l’attenzione del vicentino è stato “Dialettica eristica”, “arte di disputare in modo da ottenere ragione”. Ne fece un ciclostilato ad uso degli studenti dell’università padovana. Un’idea geniale che piacque molto all’editore della Adelphi che volle farne subito un’edizione. Uscì così il primo libretto della serie. Il successo divenne immediato  dovuto sia all’interesse dell’argomento sia alla notorietà dell’autore. Ma Volpi non si limita a pubblicare inediti del grande filosofo, ma si diverte anche a mettere insieme scritti di diversa origine. Come “L’arte di trattare le donne” che raccoglie gli scritti misogini dell’autore. Volete sentire un pensiero del trattatello? Eccolo: “Il sesso femminile, di statura bassa, di spalle strette, di fianchi larghi e di gambe corte, può essere stato chiamato il bel sesso solo da un intelletto obnubilato dall’istinto sessuale”. Questi trattatelli spiritosi sono stati tradotti in tutte le lingue del mondo, soprattutto in Germania, ma l’Italia è il paese  che legge i pensieri del filosofo più degli altri. Perché gli italiani prediligono le opere di Schopenauer? “Perché – dice Volpi – il filosofo tedesco è convinto che la filosofia sia anche saggezza pratica e cura di sé, non soltanto costruzione di un edificio teorico indifferente alla vita. In questo egli riprende la tradizione dei classici, come Seneca e Marc’Aurelio, che era stata buttata a mare dai pensatori dell’idealismo tedesco, Hegel, Fiche, Schelling, filosofi da lui detestati”. Se Heidegger invita a riappropriarsi della propria morte, anticipandola nella vita, nel senso senecano del quotidie morimur, Schopenhauer in queste pagine stimola a riappropriarsi serenamente della propria vecchiaia, anticipandola per quanto possibile fin dalla gioventù, sicché per lui vecchiaia è sinonimo di calma, tranquillità, distacco, contemplazione, conoscenza di sé e del mondo, che contrapposte  alle ansie, alle passioni e alle angosce della gioventù richiamano la felicità la quiete e trasparenza del lago in cui anche il torrente più impetuoso trova alla fine la sua pace e la sua quiete: “vecchiaia non è tramonto della vita ma il compimento dell’esistenza, il fine positivo al quale ci si prepara e verso il quale si polarizza l’intero corso della vita. Invecchiare bene è il compito di ogni istante della vita”.

                                                                                                Gianni Giolo

A. SCHOPENHAUER, L’arte di invecchiare, Adelphi