Gianni Giolo
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MASSIMO CACCIARI

LA “COSA ULTIMA”

Lo incontriamo, alla libreria Galla, Franco Volpi, ormai diventato uno dei più ricercati filosofi del paese, conteso  da tutti i mass media. Parliamo della sua ultima partecipazione dalla trasmissione di Gad Lerner sul nichilismo in cui lui ha parlato in mezzo ai massimi filosofi italiani  della filosofia di Nietzsche. Ci dice che da giorni aspetta che La Repubblica pubblichi il suo articolo sull’ultimo libro di Massimo Cacciari “Della cosa ultima”. Con questo volume - scrive Volpi - Cacciari festeggia i suoi sessanta anni e viene spontaneo chiedersi dove approda la sua ricerca e cosa ha rappresentato e  rappresenta per la cultura italiana. Il suo merito è di aver svecchiato e choccato la sinistra con i suoi lavori che hanno riscoperto e sdoganato testi e concetti universalmente o dimenticati o ostracizzati. I suoi autori più studiati sono Musil, Hofmannsthal, Roth, Kraus, Loos, Spengler, Wittgenstein, Weber, Rathenau, Schmitt e Jünger, Rosenzweig. La sue opere più importanti sono ”Krisis” (1976), “Icone della legge” (1985), “L’angelo necessario” (1986), “Geofilosofia dell’Europa” (1994), “L’arcipelago” (1997), “Dell’inizio” (1990). L’eclettismo della sue ricerche non gli ha impedito di tracciare solchi profondi nel dibattito filosofico e politico. Ha lasciato il segno il suo rifiuto della tesi di  Lukács che aveva accusato di irrazionalismo la corrente di “pensiero negativo”, antidialettico e nichilistico che attraversa il pensiero moderno. Andando contro la sinistra marxista e la cultura einaudiana allora imperante Cacciari ha riabilitato tale pensiero come “espressione di una intellettualità disincantata e come punta avanzata dell’autocoscienza borghese”. Ciò gli consentiva di sfruttare, per un’analisi critica del presente, alcune intuizioni portanti del nichilismo europeo. Andando contro le avanguardie che vedevano nella modernità letteraria, filosofica, artistica e musicale la definitiva liquidazione dell’antico e della tradizione il filosofo veneziano mette in luce le “erranti radici” del mondo moderno, le sue sfuggenze, i suoi sentieri interrotti e si suoi conflitti senza conciliazione. Ma le più grandi aperture di Cacciari sono quelle che investono il campo del Sacro e del Religioso, aperture che spiazzarono molti “atei di principio”. Egli ha posto di nuovo al centro della filosofia Dio, il Principio, l’Assoluto, visto nella sua abissale ineffabilità. Ed è questo l’argomento del suo ultimo libro “Della cosa ultima”. “C’è nell’aria – osserva Volpi – un bisogno di teoresi filosofica e religiosa che si è variamente manifestato.  Come se il diffondersi del pensiero debole avesse generato un bisogno di discorsi forti”. Ma Cacciari da buon filosofo  non dà mai certezze, ma la sua ricerca poggia su aporie e su domande e questo perché nell’oceano della filosofia si pesca meglio con la rete del dubbio. Perché che cos’è la filosofia se non l’arte di formulare lucidamente problemi? E cos’è il filosofo se non colui che sa inventarsi ragioni per dubitare dell’evidente? Ma che cos’è e come può essere determinato questo Primo e Ultimo a cui tutto è appeso e dai cui tutto dipende? Nella forma di un serrato dialogo a tre voci – l’Intelletto, la Fede, l’Autore – Cacciari prepara e sviluppa in un incalzante susseguirsi di spunti e controspunti, intuizioni, affondi, analisi, riflessioni, che impegnano  e deliziano il lettore. Si prendano, per esempio, le pagine del “Conosci te stesso” che l’Apollo di Delfi raccomandava agli antichi greci. L’invito del dio spinge l’uomo a meditare sulla cura dell’anima, sulla meditazione filosofica intesa come saggezza ed esercizio della vita, prima che come costruzione di edifici teorici difficili da abitare. Oppure si prendano le pagine su “Politica e profezia In esse il filosofo delinea la contrapposizione dialettica tra politica e sapienza, impegno pratico e teoremi. Oppure si prendano le pagine su “Preghiera e pensiero”, tradizionalmente l’una contro l’altro armata. ”. E molte altre considerazioni tutte convergenti sulla cosa ultima.  Ma cosa intende Cacciari per “cosa ultima”? La teologia la chiama Dio, la filosofia Essere. Non c’è niente che stia più in alto di Dio. Da Dio tutto è stato creato. Così l’Essere è la determinazione più universale che abbraccia tutte le altre. La tradizione occidentale ha chiamata la cosa ultima “ontoteologia”. Ma facendo così ha contaminato Dio con l’Essere, attirando la concezione ebraica di Dio nell’ambito del pensiero greco e del logos. Il Dio dell’Esodo è stato ellenizzato ed è stato sottoposto al giogo dell’Essere. Da Dio padre si è trasformato in Ente, sia pure “Ente sommo”. Il Dio di Gesù diventa il Dio dei filosofi: un Dio che può essere dimostrato, ma che non ha più bisogno di essere pregato. Ma Cacciari si ribella a questa colonizzazione greca del Dio cristiano e,  rifacendosi alla tradizione platonica e neoplatonica, intende pensare la cosa ultima “oltre l’Essere”. Insomma ci può essere oltre l’Essere una totalità ancora più ricca e universale dell’Essere stesso? Per Cacciari è il Possibile, ovvero l’Infinito che, comprendendo tutte le possibilità, è ciò di cui nulla può essere negato (se non l’impossibile). L’Infinito come ciò che non è suscettibile di alcuna limitazione e che dunque tutto comprende (o meglio circomprende): l’essere come il Non-essere. “Con questo discorso – conclude Volpi, - che per forza di cose si presenta qui schematico e contratto, ma che nel libro si fa vibrante e vertiginoso, Cacciari alimenta almeno una convinzione preziosa in tempi di bisogno come i nostri: tutto è banale, se l’universo non si impegna in un’avventura metafisica”.

 

Gianni Giolo

 

M. CACCIARI, Della cosa ultima, Adelphi, euro 45

 

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